ARDI (parte seconda)

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  • Per tenere d’occhio i poco desiderati ospiti, Ardi dormì pochissimo. Li tenne sotto controllo e, già a prima sera, le sembrò che i due si tenessero abbracciati.
       Per tutta la notte i due si strinsero l’un l’altro e la prima luce dell’alba confermò che dormirono abbracciati.
       A quest’aspetto non dette molta importanza e, a rapidi balzi, se ne andò dall'albero.    Ardi si abituò alla presenza dei due anche perché si erano ormai confermati innocui e affatto aggressivi. Azzardò, quindi, un timido tentativo di avvicinarsi a loro. Il vago approccio nascondeva l’intento di compartecipare allo spulciamento ma, al suo accostarsi, corrispose la feroce reazione dell’individuo più piccolo. Con fare battagliero si fece incontro proprio quello che aveva la sua identica fessura nel basso ventre. Drizzando la peluria di tutto il corpo, mostrava i denti. L'altro, il più grosso, invece, rimase indifferente
    .    Nonostante questo episodio i tre continuarono a condividere l’albero per tutto l’inverno, talvolta scambiandosi sguardi sfuggenti e più spesso ignorandosi del tutto.
       Dopo qualche mese, Ardi non poté evitare di essere testimone dell’ennesima novità.    Durante il classico spulciamento il più grosso abbassò il volto per annusare la fessura tra le gambe del più piccolo. Tale gesto fu ripetuto nei giorni successivi sempre più spesso e con maggiore insistenza.
  •    Una volta mentre il più grosso era intento ad annusare la fessura, riapparve il bastoncino rosso anche senza essere spulciato nella zona della sacchetta. Dopo aver annusato la fessura, le attenzioni del più grosso si fecero insistenti, ma anche lui dovette fare i conti con il caratteraccio del piccolo. Fu investito da un violento gesto di repulsione simile a quello già mostrato verso Ardi.
       Il meschino, benché fisicamente superiore, arretrò con un gesto di sottomissione. Tuttavia, non se ne dette per inteso. Continuò ad attenzionare l’altro con spulciamenti simili a carezze, insistenti strofinii e annusamenti.
       Evidentemente la fessura doveva emanare un odore assai attraente.
       Ardi non aveva più paura dei due, ma certamente seguiva con vigile attenzione il loro stravagante comportamento. Anche dopo essere scesi dall’albero, il più grosso seguiva il piccolo dappresso, talvolta annusandogli il sedere da dietro o lisciandogli il pelo.
       Poi accadde l’imprevedibile.
       Mentre brucavano semini e radici nella prateria il piccolo sembrò fuggire in direzione della magnolia e subito l’altro lo seguì. Quando Ardi salì sull'albero fu colpita da terrore: vide il grosso dominare da dietro l’altro.
       Gli mordeva la nuca e con le zampe superiori ne avvinghiava l’addome stringendolo al suo. Il piccolo sembrava succube, ma non dava affatto segni di ribellione, anzi…    Ardi ne fu terrorizzata anche perché vedeva il grosso tirare e spingere con frenesia da dietro. Quando, poi le arrivò alle orecchie una specie di grugnito, saltò via
  • dall'albero e, caracollando velocemente, prese la direzione dell’interno della foresta. Si allontanò di gran carriera alla ricerca di un buon albero su cui riparare.
    Dopo quest’esperienza spaventosa fu molto accorta ad avvicinare altri individui simili a lei. Solo di rado si fermava a lungo sullo stesso albero e, quando si trovava in compagnia di altri sapeva come fare per farsi rispettare. Assistette a litigi furibondi fra animali dello stesso tipo, ma anche fra individui diversi. Immancabilmente qualcuno era costretto a soccombere.
       Il meschino restava immobile in terra e poi veniva mangiato.
    Spesso era proprio l’aggressore e dilaniarlo con denti e unghie. Altre volte le carcasse erano divorate da uccelli o animali di passaggio o semplicemente da altri in attesa delle briciole. Formiche e insetti di ogni genere completavano la pulizia del sottobosco.
       Nei suoi spostamenti vide taluni torcersi fra spasmi, smorfie e ghigni. Il volto cambiava espressione fino a diventare una maschera di sofferenza e dolore. Barcollavano senza meta, poi cadevano per non rialzarsi mai più. Gli capitò anche di vedere individui muoversi con difficoltà, cadere a terra, restare immobili per sempre e senza alcun motivo. Nel giro di poco tempo quei corpi prendevano ad emanare un puzzo terribile.
      Anche di questi non sarebbe rimasta neppure una traccia.
       Un giorno assistette a una scena terrificante che l’avrebbe segnata per sempre.
       Ben sapeva che i suoi simili erano capaci di violenze ed orrori
  • spaventosi e quella volta ne ebbe un’ulteriore prova.
      Era nei pressi di un grosso albero spoglio di foglie quando, di gran corsa, le passò davanti un suo simile con tanto di fessura sul retro. Sembrava nascondere qualcosa fra le braccia. Con un gran balzo, aveva già iniziato ad arrampicarsi sul tronco quando ne giunse un altro, un tipo di quelli a grosse dimensioni e con un involto fra le gambe. Il fuggitivo, anche se di minore prestanza fisica, riuscì a salire sugli ultimi rami e da lì iniziò ad emettere grida, fischi e sibili.    Guardando dal basso, ad Ardi fu chiaro che il fuggitivo teneva stretto a sé un qualcosa. Il grosso individuo inesorabilmente, con movenze stentoree si avvicinò e, con un potente grugnito, le strappò dalle braccia il fardello gelosamente tenuto stretto a sé.    Ardi non capì di cosa si fosse impossessato l’energumeno. Lo vide fermarsi un paio di rami in basso per portare alla bocca quello che sembrò un animale di piccolissima taglia. Mentre dall'alto giungevano grida di rabbiosa disperazione, dilaniò la bestiola afferrandola con entrambi le mani. Masticando, il bestione si guardava intorno con aria soddisfatta, poi ritenne giusto abbandonare l’albero.
       Quando le passò davanti, Ardi era immobile e riconobbe distintamente gli occhi di una testolina penzolare dalla mano dell'aggressore. Costui si allontanò tronfio, tenendo una piccola gamba ben stretta nel pugno macchiato di sangue. Ardi non se ne rese conto, ma fu invasa da sentimenti sconosciuti. Orrore e ripugnanza si andarono ad aggiungere alla gran massa delle altre acquisizioni giornaliere.
  • Simili ed altre esperienze l’avevano irrobustita nel fisico e nell'animo.
      Ormai Sapeva come affrontare le avversità e soprattutto aveva imparato che le sciagure erano la regola. Conosceva gli animali da evitare e gli incontri con i suoi simili erano vissuti con cautela e distacco.
       Ogni giorno c’era da combattere contro qualcosa, la prima ostilità da affrontare era sempre la fame. Di piacevole conosceva solo il rilassamento prima del sonno e gli attimi dopo il risveglio.
       In questi momenti si sentiva viva e integra, però, non poteva sapere cosa fosse una vita e neppure quanto durasse.
        Sentiva l’obbligo di rimanere in vita e faceva del tutto per vivere.
       Per Ardi la vita durava un giorno.
       Finiva col buio e iniziava alla prima luce, da est.
       Non ricordava i momenti primaverili, ma aveva conosciuto la lunga vita delle giornate estive e la breve esistenza dei giorni invernali.
       Questi erano ormai passati e, ogni giorno, la luce durava sempre di più.
       Una volta, trovandosi a passare sotto il suo albero di ginkgo, si accorse che nuovi germogli verdissimi spuntavano dai ramoscelli spogli. Non fu una decisione, ma solo l’impulso di arrampicarsi su un luogo ben conosciuto e la sorpresa che l'aspettava fu enorme.
       Davanti a sé trovò un individuo, del tutto uguale a lei, mentre teneva in braccio un mucchietto di carne rosacea con due occhioni spauriti.
       L’individuo di fronte aveva un’espressione più marcata di un semplice atteggiamento intimidatorio.
  •   La doppia fila dei denti, fra rosse gengive, associate al drizzar dei peli di tutto il corpo, avrebbe spaventato una tigre. Lei, statuaria, alternava lo sguardo tra gli occhi minacciosi dell’individuo e quelli sbarrati del cucciolo.
       Quelli erano occhi identici a quelli della testolina penzolante dalla mano dell’energumeno.
       Ardi capì immediatamente cosa avesse rapinato quella bestiaccia e interpretò nel giusto modo le urla di disperazione del derubato.
       Gli occhioni, che ora la guardavano fissi, appartenevano ad una bestiola parzialmente nascosta fra le braccia di un suo simile e ben accostata al petto.
       Lei e l’altro individuo si fissarono a lungo, poi, lentamente, Ardi si voltò per scendere sul ramo inferiore. Ma prima di saltar giù dall'albero, tornò a guardare in alto. Ora lo sguardo del suo simile mostrava soddisfazione e il mucchietto di carne rosea ben avvinghiato fra calde braccia.
       Come il bagliore d’un fulmine, le rimasero impressi nella mente gli occhioni spauriti del piccolo essere avvinghiato al seno
        Ancora una volta Ardi ebbe qualcosa da assorbire.
       Non sapeva che, quelle, fossero le braccia amorose di una madre.
       Ardi non lo poteva sapere.
         Eppure, giusto un anno prima, anche lei era stata avvolta in identiche braccia, tenere e protettive.
         Le stesse braccia la spinsero a succhiare linfa di vita zampillante dal seno.
      
  • Mesi dopo, quelle mani le mostrarono come portare alla bocca germogli di ginkgo, anch'essi fonte di succo vitale.
       L’arrivo dei germogli primaverili fu un richiamo formidabile.
      Tornò a vivere stabilmente sugli alberi. I suoi preferiti erano sempre i ginkgo ma saliva su qualsiasi varietà alla ricerca di novità. Quando scendeva, era solo per passare su un altro. Anzi talvolta saltava direttamente su rami di piante diverse. Conobbe così altri germogli, nuovi tipi di frutta, e anche numerosi individui viventi. Taluni pericolosi, altri innocui, ma la maggior parte molto simili a lei.
       La temperatura mite, associata alla maggiore lunghezza delle giornate induceva straordinari cambiamenti sugli abitanti del territorio.
       La stagione estiva portava facile nutrimento, migliore stato di salute e minore conflitti.
       L’inconsueto clima pacifico favoriva socializzazione e vicinanza.
       A fine estate Ardi si trovò così coinvolta all'interno d’un gruppetto di individui collegati da un interesse comune: lo spulciamento.
       Ognuno trovava beneficio dell’altro, ma non tutti mostravano la stessa dedizione, efficienza e coinvolgimento.
       Ricevere piacere da qualcun altro fu elemento di selezione e affinità.
       Fu così che Ardi, nonostante incappasse in vari individui, prese a frequentare uno specifico esemplare molto accurato nell'attività di pulizia del pelame. Era di corporatura maggiore alla sua, ma appariva inoffensivo e le riservava addirittura una dedizione straordinaria. Inoltre, quando le era vicino, l’olfatto di Ardi percepiva un odore
  • particolarmente gradevole. Sempre più spesso venivano a trovarsi da soli sia di giorno sia di notte.
      Quando per la prima volta vide spuntare il bastoncino rosso dalla pancia del compagno di spulciamento non riportò alcun particolare scompiglio. Conosceva quella magia e la sapeva innocua.   Quello stesso giorno, mentre veniva spulciata nei dintorni della sua fessura, provò una ben diversa sensazione. Fu novità assoluta associata a piacevole sorpresa.
       Altre volte le dita dell’altro avevano spulciato quella zona e lei non aveva mai\avvertito nulla di particolare. In quest’ultima occasione, invece, fu avvolta da calore al volto e fremito diffuso su tutto il corpo.
       La percezione piacevole era per Ardi parallela allo sconcerto.
       Non sapeva cosa fare e come reagire. Intanto l’altro sentendo l’emanazione odorosa della fessura, sempre più spesso si accostava per annusare. Lei in genere reagiva e lo allontanava con fare brusco, poi però, iniziò ad avvertire un vago stimolo.
       Il bisogno di grattamento era diverso da quello provocato dalla prurigine dei pidocchi e, strofinando la zona, otteneva piacere ben maggiore. Nel giro di qualche giorno la fessura si ampliò fino al formarsi di un pertugio da cui fuoriusciva una secrezione rossiccia densa e fluida. Il suo compagno l’annusò con fervore fino a voler assaporare il fluido emesso dalla fenditura.
       Ardi ne fu sconvolta.
       Si irrigidì in attesa di ulteriori attenzioni.
  • Appena la lingua sfiorò la fessura lui percepì il formarsi del bastoncino rosso.
       Lei si piegò in avanti per esporre la fessura e facilitare le attenzioni dell’altro. Fu così che il bastoncino le sfiorò la fessura e lei si adattò al fine di ottenere la massima soddisfazione dal suo strofinio.
       Stessa sensazione sconvolse l’altro che, d’istinto, reagì traendola e trattenendola a sé.
       Inevitabile fu la penetrazione del bastoncino all’interno della fessura.
       Subito la immobilizzò affondando i denti nella pelle del collo e continuò lo strofinio fino a quando la sensazione di piacere si trasformò in fastidio.
       Lei si ribellò e lui fu costretto a liberarle il collo. Ardi saltò via trovando riparo nel ramo sopra. L’altro rimase inebetito mentre il bastoncino tornava a nascondersi all’interno del suo involucro.
       Furono momenti di sconcerto per entrambi.
       A lungo si mantennero distanti senza prendere iniziative.
       Ardi avvertiva un lieve fastidio, ma poi, dopo aver emesso urina si sentì meglio. Si mantenne sui rami più alti e alle prime luci dell’alba saltò via dall'albero.
       Era ancora scossa, non avvertiva alcuno stimolo dalla sua fessura, pertanto si allontanò solitaria nella foresta.
                                    Fine seconda parte

    Episodio tratto da un volumetto " Le Madri (I) " di prossima ­
  •     
    pubblicazione".
      Una serie di racconti dal titolo" :
    ­ -  Ardi
    ­ -  Lucy
    ­ -  Habilis
    ­ -  Neande e Sapien
    ­ -  La nascita del padre
    ­ -  L’Homo
    ­ -  Una madre e un padre
    ­ -  Eroismo di madre
    ­ -  Madri e Padri
    ­ -  La fabbrica delle schiave
    ­ -  Le due mogli
    ­ -  Isra, figlia di schiava, concubina per caso
    ­ -  La scuola del Maestro Uhuri
    ­ -  Argìa







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